martedì 20 ottobre 2015

Rate Parity, verso l’abolizione anche in Italia

Dopo quanto avvenuto in Francia, anche il Parlamento italiano si appresta a dire stop alla regola che avvantaggia le OTA e danneggia gli albergatori

Rate Parity, siamo (finalmente) al capolinea. Lo scorso 5 ottobre la Camera dei Deputati ha votato a larga maggioranza l’emendamento al ddl concorrenza che la rende una norma capestro a favore delle multinazionali del settore, come sostiene da sempre Federalberghi. Così si è espresso l’on. Giovanni Paglia di SEL: “Lasciamo che sia il mercato, e non piattaforme con base all’estero, a decidere”. “Poniamo fine a una lotta impari”, gli fa eco l’on Gianluca Benamati del PD. Molto positivo, ovviamente, anche il commento di Federarberghi, per voce del direttore generale Alessandro Nucara: “ingrazio la Camera: abolendo l’obbligo di parity rate si avvantaggiano le imprese e i consumatori, ci sarà un mercato più libero ed efficiente”. E per quanto riguarda i rapporti con Booking.com e le altre ota? “Continueremo a lavorare insieme senza problemi. Non è detto che tutte le strutture usciranno dal meccanismo della parità, le piattaforme non si devono sentire insidiate”, spiega Nucara. “In questi giorni ci sono state minacce eccessive da parte loro, hanno parlato di sospendere gli investimenti e addirittura di lasciare l’Italia, non succederà nulla di tutto ciò. D’altronde in Francia, dove è stato approvato un provvedimento simile, Booking continua a operare senza difficoltà”.

Prima di vedere operativo l’emendamento sarà necessaria, ovviamente, l’approvazione del Senato. Ma ci si augura che questa arrivi in tempi stretti e che la Rate Parity diventi presto nient’altro che un ricordo.

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