Dopo
quanto avvenuto in Francia, anche il Parlamento italiano si appresta a dire
stop alla regola che avvantaggia le OTA e danneggia gli albergatori
Rate Parity,
siamo (finalmente) al capolinea. Lo scorso 5 ottobre la Camera dei Deputati ha
votato a larga maggioranza l’emendamento al ddl concorrenza che la rende una
norma capestro a favore delle multinazionali del settore, come sostiene da
sempre Federalberghi. Così si è espresso l’on. Giovanni Paglia di SEL:
“Lasciamo che sia il mercato, e non piattaforme con base all’estero, a
decidere”. “Poniamo fine a una lotta impari”, gli fa eco l’on Gianluca Benamati
del PD. Molto positivo, ovviamente, anche il commento di Federarberghi, per
voce del direttore generale Alessandro Nucara: “ingrazio la Camera: abolendo l’obbligo di parity rate si
avvantaggiano le imprese e i consumatori, ci sarà un mercato più libero ed
efficiente”. E per quanto riguarda i rapporti con Booking.com e le altre ota? “Continueremo
a lavorare insieme senza problemi. Non è detto che tutte le strutture usciranno
dal meccanismo della parità, le piattaforme non si devono sentire insidiate”,
spiega Nucara. “In questi giorni ci sono state minacce eccessive da parte loro,
hanno parlato di sospendere gli investimenti e addirittura di lasciare
l’Italia, non succederà nulla di tutto ciò. D’altronde in Francia, dove è stato
approvato un provvedimento simile, Booking continua a operare senza
difficoltà”.
Prima di vedere operativo l’emendamento sarà
necessaria, ovviamente, l’approvazione del Senato. Ma ci si augura che questa
arrivi in tempi stretti e che la Rate Parity diventi presto nient’altro che un
ricordo.
Nessun commento:
Posta un commento