Secondo
una ricerca condotta da Brian Nowak di Morgan Stanley, il noto portale spaventa
maggiormente le grandi compagnie online che le piccole strutture
Chi
ha paura di Airbnb? A prima vista,
verrebbe da dire gli hotel tradizionali e le strutture ricettive. Ma una
ricerca condotta da Brian Nowak di Morgan Stanley su 4000 viaggiatori e pubblicata su Skift rivela che le cose stanno diversamente.
Innanzitutto,
la maggior parte delle persone che utilizzano Airbnb non lo fa per evitare gli
hotel tradizionali. Esiste una buona fetta, ad esempio, che dichiara di farlo
come alternativa all’alloggio presso amici e parenti.
Ma
il motivo principale per il quale Airbnb è visto come una minaccia più dalle
OTA che dalle strutture è un altro: nel momento in cui il portale e la sua
offerta alternativa di alloggi dovessero davvero iniziare a cannibalizzare la
domanda alberghiera, le strutture ricettive avrebbero sempre la possibilità di lavorare con il portale stesso, anziché
porsi in concorrenza con esso. Soprattutto per un motivo: mentre le OTA
richiedono commissioni che partono dal 12%,
Airbnb richiede (per ora) il 3% alle
strutture e il 13% ai clienti.
Anche
ipotizzando un aumento delle commissioni richieste da Airbnb alle strutture,
questo canale potrebbe comunque restare più economico delle OTA. Ecco perché
non è azzardato ipotizzare che in un futuro prossimo il portale possa diventare
un canale di distribuzione importante. A cominciare dalle piccole strutture,
come B&B e aziende agrituristiche. E allora per le OTA inizerebbero davvero
ad essere dolori.
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