lunedì 11 gennaio 2016

Fat Bike, fenomeno del momento

Evoluzione della mtb, è facile anche per i meno esperti e disponibile in versione a pedalata assistita

Fat Bike, letteralmente bici grassa. Per la precisione, ad essere oversize sono le gomme: sezione di almeno 3,7 pollici, diametro vicino ai 29, cerchi più larghi di 44 mm. Una specie di bigfoot a pedali, insomma.
A cosa serve? Beh, ad andare dove le classiche mountain bike non riescono: gli pneumatici larghi, gonziati a bassa pressione (da 0,5 a 1 bar), consentono di “galleggiare” su fondi a bassa aderenza, scivolosi o dove le bici normali sprofonderebbero, come sabbia, fango o neve, oppure di restare in equilibrio in mezzo a una pietraia o sul letto di un fiume.
Non solo: grazie all’ampia sezione degli pneumatici che rendono la bici particolarmente stabile, la fat bike risulta facile da controllare anche ai meno esperti. I ciclisti più dotati tecnicamente, dal canto loro, trovano nella “fattie” un giocattolo con cui lanciarsi in avventure estreme, precluse alle normali mtb.
Ma com’è nata la Fat Bike? Il primo ad avere l’idea delle gomme maggiorate fu nel 1988 un certo Simon Rakower, che gestiva un’azienda in Alaska ed aveva bisogno di una bici che potesse andare sulla neve, e per questo modificò una normale mountain bike in modo da montarci coperture maggiorate. A qualcosa di simile giunse qualcun altro nel Nuovo Messico, questa volta per pedalare sulla sabbia. Si trattava però di realizzazioni artigianali: il primo vero progetto industriale fu realizzato da un’azienda del Minnesota, la Surley, con la Fat Bike Pugsley dotata di pneumatici Endomorph: siamo nel 2005, il resto è storia.
Difetti? Non tanto il peso (a guardarle, le gomme “grasse” sembrano macigni, ma sono piene d’aria), quanto l’attrito: la sezione maggiorata e la bassa pressione, se da un lato favoroscono la stabilità e la facilità di controllo, dall’altro richiedono un maggior sforzo sui pedali: sui lunghi percorsi, le Fat Bike possono essere faticose. Ed ecco la soluzione: la pedalata assistita. Il mercato propone infatti soluzioni in cui il motore elettrico contrasta il maggior attrito e rende le Fat Bike godibili come una normale mtb. Con il vantaggio di poter andare dove mai ci si avventurerebbe con una bici normale, anche se non si è funamboli delle due ruote.

Insomma, un trend, una moda, il fenomeno del momento. Con parecchie frecce al proprio arco. Se si gestisce una struttura ricettiva in un territorio vocato per il cicloturismo e si ha già un parco bici per i propri clienti, magari può valer la pena pensare anche a un paio di fat bike, magari in versione ebike.

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